E allora, il PD? Purtroppo era meno peggio. Molto meno.

Ci siamo. Il Dinamico Trio ha tenuto la sua conferenza stampa, nella quale ha illustrato un po’ di slide che dicono francamente pochino su Reddito “di Cittadinanza” e Pensioni Quota 100, e con questo hanno, se vogliamo, completato un primo ciclo di questo Governo del Cambiamento. Dopo sette mesi abbondanti, decine di annunci, alcuni decreti legge, un lungo (e solo temporaneamente sopito) braccio di ferro con Bruxelles, rumorosi cannoneggiamenti su Twitter contro le navi colpevoli di “traffico di migranti”, alla fine siamo arrivati all’annuncio della realizzazione di tutti gli annunci, e penso che per qualche giorno i nostri annunciatori professionisti si riposeranno.

Ma annunci a parte, selfie a parte, bullismo istituzionale a parte, cosa sta succedendo davvero in Italia? Per ragionarci su ho deciso di cominciare da… una critica al PD. Anzi, no: da una lunga serie di critiche che qui su Hic Rhodus abbiamo fatto ai governi a guida PD della scorsa legislatura. Prendiamo questo elenco, e vediamo cosa sta facendo il Governo Conte su ognuno dei temi su cui abbiamo accusato i governi precedenti di sbagliare.

Cominciamo dalle pensioni? Devo dire che su questo ho duramente criticato i governi PD, non solo per i provvedimenti specifici relativi alle pensioni, ma in generale per aver destinato importanti risorse finanziarie ai lavoratori “anziani”, vicini alla pensione, che sono quelli che in Italia hanno meno bisogno di tutti. Mi spiace per i miei coetanei, ma è così: se vogliamo essere equi, alla generazione dei sessantenni non si deve dare un cent, anzi, bisogna togliere a beneficio dei giovani.

Invece, le cose sono andate diversamente, come abbiamo scritto in diversi articoli, di cui cito solo qualcuno:

Come scrivevo nel primo di questi “vecchi” articoli, parlando dell’Ape Sociale introdotto dal Governo Renzi,

l’Ape è l’ennesima occasione per spendere soldi pubblici, prelevati dall’economia produttiva, per finanziare il non lavoro, con misure che vanno a favore delle categorie più rappresentate da partiti e sindacati, non di quelle più bisognose.

L’avevo scritto chiaro, no? Beh, purtroppo l’Ape Sociale impallidisce di fronte al regalo che, grazie soprattutto alla Lega, i lavoratori anziani stanno per ricevere a spese di quelli giovani (e più poveri) con Quota 100, che costerà miliardi per mandare in pensione anticipata un po’ di ultrasessantenni; quanto all’illusione che a questi prepensionamenti corrisponderanno altrettante assunzioni di giovani, ne avevamo discusso appunto nell’articolo sull’Ape Sociale e non ci ripetiamo qui.

Beh, verrebbe da dire, sarà un caso che una delle misure che avevamo aspramente criticato nella passata legislatura sia stata ripresa e moltiplicata (nei suoi effetti negativi) da questo governo. Prendiamo quindi un altro argomento su cui avevamo pesantemente fustigato i governi Renzi e Gentiloni: la gestione delle crisi aziendali e in particolare di quella, emblematica, dell’Alitalia, gestita interamente a danno delle tasche di noi contribuenti. Chi abbia voglia di rinfrescare la memoria su questo e su cosa ne avevamo scritto può consultare i seguenti articoli:

Il mio personale giudizio, nel primo di questi due articoli, era stato:


L’unica “soluzione” per Alitalia è un provvidenziale paletto di frassino. E a piantarlo nella carcassa di quest’azienda fasulla dovrebbero essere i cittadini-contribuenti-viaggiatori che, nelle tre vesti, hanno pagato i costi politici, economici e di qualità del servizio per mantenere in fittizia vita l’alato vampiro.

Ebbene, il Governo del Cambiamento su questo tema (che ovviamente non riguarda solo Alitalia) ha fatto, e non era facile, peggio dei precedenti: non solo la trattativa per la vendita di almeno parte di Alitalia è un autentico caos, ma è chiaro che l’orientamento del governo (e del M5S in particolare) è quello di riportare l’azienda nel perimetro pubblico, creando un pasticcio che ha coinvolto prima Ferrovie dello Stato, poi direttamente con il Tesoro, mentre i possibili partner esteri (Delta? Easyjet?) certamente non si faranno carico dei passivi di gestione strutturali su cui nessuno ha intenzione di intervenire e che, è ormai chiaro, resteranno sul collo di quei pochi di noi che lavorano, pagano le tasse e non scroccano soldi pubblici. E non solo nel caso di Alitalia, temo, vista l’inclinazione a nazionalizzare che mostrano i pentastellati. Una sintesi di questo triste capitolo dello sperpero del denaro pubblico si trova ad esempio in un recente articolo di lavoce.info.

E le banche? Va detto subito che noi avevamo, sì, duramente criticato il governo Renzi (e poi quello Gentiloni), ma per motivi abbastanza diversi da quelli per cui sono poi stati massacrati mediaticamente. Il motivo principale delle nostre rimostranze è sempre il solito: di fronte a una carenza di competitività strutturale del nostro settore bancario, a una gestione scriteriata (o peggio) di alcuni istituti, a investimenti poco oculati in obbligazioni e azioni delle banche stesse, Renzi & C. non avevano trovato di meglio che aggirare le regole europee nate per proteggere i contribuenti e far pagare il conto del fallimento di queste banche appunto ai contribuenti (oltre che ad altre banche, ma qui il discorso si complicherebbe).

Alcuni tra i molti nostri articoli sull’argomento:

Ecco, in particolare, cosa scrivevo sul “famigerato” decreto Salvabanche:

Come sempre in Italia l’interesse di una piccola minoranza motivata e mobilitata vale più di quello generale, e chi lo cavalca ne ottiene un dividendo politico a spese di chi tenti di evitare l’ennesima rapina; rapina sì, ma ai danni degli apatici contribuenti.

Neanche a farlo apposta, il nostro attuale governo di fronte alla crisi di un’altra banca “mal gestita” (Carige) non s’è accontentato di ricalcare le orme di Renzi e Gentiloni, copiando parola per parola il testo del decreto relativo alle banche venete, ma ha anche stanziato un miliardo e mezzo di Euro di soldi nostri per rimborsare chi s’è fatto truffare con i titoli bancari di banche toscane e venete. Come se lo Stato rimborsasse chi perde soldi investendo in azioni di aziende “normali”. Noi cittadini, insomma, ci rimetteremo tre volte: perché costretti a finanziare i debiti di Carige; perché costretti a rimborsare chi è stato tanto incauto (o, più probabilmente, tanto speculatore) da comprare azioni o obbligazioni di banche da anni “sospette”; perché utenti di un sistema bancario che ribalta sui clienti i costi della propria inefficienza, tanto alla fine qualcuno interviene.
Peggio di così, (forse) era impossibile.

Questo elenco potrebbe continuare, perché, nonostante alcuni nostri gentili lettori che ci attribuiscono pregiudizi filo-PD, non abbiamo mai risparmiato critiche ai governi guidati da Renzi o Gentiloni. Basterebbe leggere i molti articoli in cui abbiamo lamentato l’assenza di ogni reale intenzione di mettere a frutto i ricorrenti studi sulle spending review, o l’allarme che spesso abbiamo lanciato sulla carenza di investimenti, sia pubblici che privati, in conoscenza e innovazione. Eppure, questo governo saccheggia le casse dell’erario più dei precedenti, e lo fa per aumentare la spesa corrente, tagliando gli investimenti. Mica hanno tagliato gli (inefficaci) 80 Euro di Renzi, quelli no.
Ecco perché nel titolo di questo post ho sottolineato che questo governo ha ripreso gli errori dei governi precedenti e li ha peggiorati; ma, direte, e quello che il PD aveva fatto di buono? Quello che di buono si poteva dire (e abbiamo detto) dei governi a guida PD riguarda in particolare i numeri dell’economia (tolto il debito pubblico, come detto) e i diritti civili. Sorvolando per pudore di cittadino sul tema dei diritti civili, i numeri sono impietosi: questi sette mesi di governo Lega-M5S hanno visto l’inversione della curva di crescita del PIL con il ritorno, da certificare a giorni, dell’Italia in una nuova recessione, esacerbata dall’impennata dello spread e quindi della spesa per interessi sul debito e dai primi effetti perlomeno dubbi sull’occupazione del dilettantesco Decreto Dignità. S’avvicina, e sarà lungo, un inverno glaciale: l’inverno del loro contento, senza che si veda uno York all’orizzonte per trarcene fuori.

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