Questo è il terzo e ultimo post di un trittico. Il primo post ha discusso l’inadeguatezza dei vecchi concetti novecenteschi di ‘destra’ e ‘sinistra’ in politica. Il secondo ha introdotto una nuova coppia concettuale: ‘populismo’ e ‘razionalismo’, assai più convincente – per l’Autore – per interpretare la contemporaneità.
Ora uniamo le due coppie concettuali formando uno spazio semantico dell’agire politico di ben più grande valore euristico del banale segmento destra-sinistra, e vedremo meglio, in questo modo, chi possono essere i nostri alleati per una politica seria, efficace, idonea e chi invece, creduto semmai amico, è schierato in realtà lontano dagli interessi del Paese.
Avvertenza: questo testo, come i precedenti, è una palla. Qui si argomenta, allo scopo di portare elementi di riflessione. Se gli argomenti vi stancano, e preferite veloci asserti, vi consigliamo di andare su questo sito.
Parte 3 – La vera sorpresa è scoprire con quanta gente non possiamo fare strada assieme…
3.1 Di destra o di sinistra, quel che è drammatico è che sono populisti
Poiché abbiamo due concetti [intesi come] continui, esemplificati dalle coppie destra-sinistra e populismo-razionalismo, è facile ora costruire uno spazio bidimensionale come quello utilizzato in copertina.
Come accennato sul finire del precedente testo, quindi, possiamo vedere che ci sono un razionalismo (e un populismo) di destra come di sinistra, ovvero che c’è una destra (e una sinistra) razionalista e una populista. Ma la figura, in realtà, se disegnata così non rappresenta adeguatamente la realtà.
Per esempio il razionalismo – per una serie di questioni che non è il caso di affrontare qui – ha molta intensione e poca estensione, al contrario del populismo che ha moltissima estensione e scarsissima intensione (lo spazio è semantico, e quindi utilizzo concetti appropriati a questo approccio – diciamo così – “linguistico”). Inoltre, ‘sinistra’ e ‘destra’, come spiegato nel primo dei tre articoli, sono realmente proprietà continue (da ‘estrema destra’, ‘destra’, ‘centrodestra’, … fino a ‘estrema sinistra’), mentre non c’è continuità fra razionalismo e populismo, trattandosi di proprietà discrete e non continue: o si è populisti oppure razionalisti.
Una figura meno appagante graficamente, ma più corretta sostanzialmente, sarebbe quindi la seguente:

Il razionalismo è nettamente separato dal populismo dal “fossato della disperazione” (concedetemi un po’ di ironia), dove la disperazione è tutta nostra, di noi razionalisti, che siamo pochi (scarsa estensione, come detto) e siamo governati, circondati, dalla massa populista nelle sue varie accezioni.
(Nota marginale: perché abbia scelto il colore giallo per i razionalisti, se proprio ci tenete a saperlo, è spiegato QUI, e ha finito fra l’altro per produrre questa roba QUI).
Come avrete intuito dallo spazio semantico riservato al populismo, nell’ultima figura sopra, ho salvato ben poche delle attuali forze politiche; a destra (ecco che introduco delle differenze fra destra e sinistra, ma attenzione: saranno pure differenti ma sono sempre espressioni del populismo) c’è il post fascismo meloniano, sovranista, identitario (e ovviamente anche i neofascisti, CasaPound etc.); assai vicino il lepenismo xenofobo e furfante della Lega in edizione salviniana. Questa è la destra brutta, che strilla e mente, e spara con violenza slogan agghiaccianti che toccano solo la pancia delle persone impaurite, egoiste, ignoranti; armarsi per difendersi dagli zingari è una proposta di una stupidità colossale, vellica il senso di disgusto verso i rom già presente in molti italiani, ecco perché è populista; “prima gli italiani” è uno slogan privo di un qualunque senso pratico, che incoraggia il peggiore razzismo, la chiusura sociale, la diffidenza, sentimenti che prima ancora di essere ignobili sono incompatibili col mondo globalizzato, con la circolazione di persone e merci, con la realtà dei flussi migratori, e per questa assenza della ragione è uno slogan populista; il sovranismo nel mondo globalizzato è sempre stupido e populista, tanto più per “potenze” meschine e in declino come l’Italia.
Dall’altra parte abbiamo l’insopportabile populismo ideologico post comunista, egualitarista a parole, buonista col cuore degli altri; “accogliamoli tutti” fa accapponare la pelle per idiozia demagogica (tutti i link sono a precedenti articoli su Hic Rhodus), gli arancini ai migranti, mettiamo tutti una maglietta rossa e postiamola su Facebook, io sto con Riace, lo Ius Soli… tutte proposte, iniziative, idee di mero valore simbolico all’interno di un ristretto circuito ideologico (o, se vogliamo continuare con la nostra piccola presunzione linguistica: nell’ambito di uno specifico gioco linguistico).
In mezzo, ma è un centro largo, sfiora abbondantemente la destra e la sinistra, c’è l’enorme massa del pasto gratis che si incarna mirabilmente nell’assenza di pensiero pentastellato, con condimento giustizialista, contorno di povertà abolita e dessert di reddito di cittadinanza… Tutte e ciascuna le idee, le proposte, le azioni, gli intendimenti, le dichiarazioni di questa massa di nemici della collettività, sono intrise di demagogia populista; sono insensate, dispendiose, inefficaci, atte a far scattare l’applauso dal loggione e andare a letto soddisfatti; domani è un altro giorno, spareremo un’altra cazzata. Taglio corto: anche Zingaretti è finito in questa melma. Renzi infine, pur avendo mostrato, nel suo breve biennio felice, una visione generale razionalista (abbastanza, dai…) ha assunto ora toni e comportamenti pienamente populisti, e sono tali semplicemente perché non fanno gli interessi del Paese ma quelli suoi e dei suoi sodali.
3.2 Di destra o di sinistra, sono i razionalisti la nostra unica speranza
Arriviamo nella parte alta della nostra mappa. La rappresentazione grafica è volutamente corta (i razionalisti sono pochi e non hanno ali estremiste) e alta (i razionalisti hanno molte cose da dire, e in forma articolata). I razionalisti – come spiegato nel post precedente – non hanno “passioni”, perché la passione è pancia, fegato, cuore e intestini ma pochissimo cervello. La passione conduce a scelte aprioristiche, di bandiera, di fazione, porta a scelte identitarie e a giochi di potere sconci. La passione non ha a che fare con la politica, se non in una forma degenerata, e salvo che si stia parlando di passione civica, di senso di appartenenza a una comunità e orgoglio di servirla al meglio. I razionalisti sono confuciani, se mi permettete questo parallelo. I razionalisti non hanno una qualsivoglia morale come guida all’azione; sarebbe tremendo! L’unica etica è quella civica, il bene collettivo per come interpretabile e perseguibile, ben sapendo che comunque non esiste agire sociale senza errore, e quindi l’errore fa parte dell’etica civile, assieme alla sua considerazione, valutazione e correzione.
Esistono una destra e una sinistra razionalista? In un certo senso sì: la buona e sana socialdemocrazia (diciamo: un idealtipo di socialdemocrazia) può rappresentare la “sinistra” razionalista, con a “destra” il buon e sano liberalismo (sempre idealtipico) e in mezzo l’azionismo liberalsocialista. E da qualche parte ci sono pure i radicali, che sfuggono per certi aspetti a queste semplificazioni.
Ma una riflessione abbastanza semplice porta a capire come queste etichette, pur importanti nel Novecento, abbiano meno senso nel Terzo Millennio razionalista (qualora lo fosse); possiamo pensare a politiche di welfare socialdemocratiche, a politiche economiche liberali, al perseguimento dei diritti civili radicali e alla tenuta dei conti pubblici repubblicani… ma resterebbero etichette. Si tratta di sensibilità differenti, degne compagne l’una delle altre, che possono convivere in un ipotetico gabinetto razionalista, o vedersi alternare in gabinetti successivi… Non mi sembra un problema, non mi sembra significativo.
I liberali, azionisti, repubblicani, socialdemocratici, radicali razionalisti, probabilmente condividerebbero questi punti propostitivi di un ipotetico programma politico:
- Europeismo, senza alcun dubbio! Che l’Europa abbia tradito molte delle speranze che avevamo coltivato, che abbia commesso errori imperdonabili, che serva principalmente gli interessi tedeschi e aggiungete pure voi, tranquillamente, i difetti che credete, è una triste e giusta considerazione. Ma per quanti difetti possiate enumerare ci sono molti argomenti facilmente contrapponibili a favore dell’impegno verso e per e dentro l’Europa; sopra a tutti ce n’è uno fondamentale, direi dirimente: non c’è più un mondo di nazioni dove sperare di ritagliarci uno spaziuccio come paese solitario; che ci piaccia oppure no, e indipendentemente dall’analisi giudicante che ne potete fare, il mondo globalizzato significa un mondo dove due o tre bulli globali decideranno tutto, ma proprio tutto, a casa vostra: la Cina, gli Stati Uniti, la Russia per primi, poi i bulli locali: Arabia Saudita, Turchia, fino agli aspiranti bulletti come la Libia (o le Libie?). Senza una grande forza politica, economica, militare, ma anche e soprattutto sociale, neppure la Germania si potrà salvare, figuratevi l’Italia. E a chi insiste su questo o quell’elemento specifico di fastidio, disagio o addirittura danno che ci verrebbe dallo stare assieme nell’Unione, ricordo come tutti i consorzi umani abbiano pregi e difetti, e il razionalista fa un bilancio complessivo. Anche stare in Italia con così tante Regioni dai conti pubblici traballanti è fastidioso, specie per le Regioni virtuose; anche stare in Emilia Romagna coi romagnoli così chiassosi è disdicevole per gli emiliani; anche vivere nella Perugia “alta” ha poco a che fare con la Perugia “dei Ponti”… Morale: guardare le diversità va bene; estremizzarle polemicamente è stupido. E nell’Europa noi siamo soci rilevanti, fondatori e – com’è ben noto – molto distratti nella difesa di quelli che possono essere i nostri interessi. Quindi: i razionalisti sono per stare assieme, semmai a condizioni migliori, ma giammai per andare soli e nudi per il mondo.
- Conti in ordine, soprattutto! Ai razionalisti non piace pagare le tasse, esattamente come ai populisti, ma sanno che coi conti in disordine in Europa ci ascoltano con fastidio, sanno che il baratro si avvicina, sanno che freghiamo le prossime generazioni. Trovo fastidiosi oltre ogni limite i proclami che fa qualunque governo da vent’anni a questa parte, di ridurre il debito pubblico, eliminare gli sprechi e perseguire l’evasione fiscale. Tutte balle. Eppure, come ben sano i razionalisti, si potrebbe veramente ridurre il debito, assieme a una sostanziale eliminazione degli sprechi e perseguendo attivamente gli evasori, che vanno considerati alla stregua dei peggiori delinquenti, e non furbetti che si difendono dallo stato vampiro. Su HR troverete molti spunti su questi argomenti.
- Laicità e diritti, subito e per tutti! I razionalisti non possono che essere, politicamente, non religiosi. A casa loro possono essere cattolici, buddisti o quel che pare a loro, ma la politica, e il governo del Paese, per essere inclusivi devono obbligatoriamente essere non religiosi; le conseguenze sono due: la prima, immediata, è l’abolizione del Concordato e di ogni condizione di privilegio concesso a qualsivoglia comunità religiosa. La seconda è che lo Stato – essendo assolutamente amorale – favorisce l’inclusione di ogni suo cittadino: gli omosessuali, i rom, coloro che reclamano una fine alle loro sofferenze e così via. I diritti agli omosessuali, per esempio, non sono “concessi” a tutela di una minoranza, ma semplicemente perché si tratta di cittadini che devono avere i medesimi diritti degli altri; lo stesso ragionamento si applica a tutti i cittadini italiani in qualunque condizione vivano e qualunque sofferenza li privi di una parte dei loro diritti di cittadinanza.
- Giustizia sociale vera, non carità pelosa! Su HR abbiamo pubblicato molti post sul tema della disuguaglianza. Qui non si tratta di essere di destra o di sinistra (con questo tema possiamo vedere bene l’inutilità di questa coppia concettuale) ma di costruire una società efficace e funzionale oppure no. Vi estremizzo un pensiero razionalista che potrà apparirvi cinico ma vi farà comprendere il senso di questo trittico. Avere, in Italia, milioni di poveri e di ignoranti, significa avere un bilancio sociale, ma anche economico, negativo: milioni di persone che invece di produrre, creare, inventare, contribuendo al benessere sociale, alla crescita del Paese e alla felicità personale, sono disfunzionali, hanno un costo, producono relazioni sociali tossiche, sono infelici. La giustizia sociale, prima ancora di rispondere alla dottrina sociale della chiesa o al richiamo di storici principi socialisti, è salute della comunità. Non c’è bisogno di inventarsi una “dottrina” per capire come uno stato pieno di ignoranti, poveri e diseredati non possa funzionare bene: la dottrina serve a chi, senza un imperativo morale, non muoverebbe un dito, ma come abbiamo più volte scritto, il governo del paese (e quindi la politica) non devono avere una morale. Giustizia sociale non è fare la carità; fare la carità è una pratica odiosa che contribuisce a mantenere stabili, nel tempo, le condizioni di ricco e di povero. Via dunque il reddito di cittadinanza, esempio plastico di questa mentalità moralistica, e avvio di una profonda revisione dei meccanismi di welfare che siano sostegno alle diverse povertà e, assieme, stimolo per il loro superamento.
- Lo Stato non faccia l’imprenditore, che non è capace! Il caso Alitalia, ora anche il caso ILVA, reiterati per anni, sono costati miliardi di Euro a noi cittadini. Con quei soldi, adeguatamente investiti, non avremmo avuto il problema di qualche migliaio di lavoratori da salvare, unico vero cruccio per il quale i diversi governi mai si sono voluti prendere una vera responsabilità; eccoli i costi della politica, sono i costi di scelte sbagliate. Lo Stato non deve intervenire sul mercato, se non come regolatore imparziale, e se una azienda chiude deve avere gli strumenti di welfare indicati al punto precedente.
- Scuola, Università, ricerca. Giustizia. Assetto idrogeologico della penisola. Ammodernamento infrastrutturale. Riforma radicale dell’amministrazione pubblica (altra enorme fonte di sprechi e di inefficienze), delle autonomie locali e del Titolo quinto della Costituzione… Volendo scrivere l’agenda delle questioni – tutte urgenti – si scriverebbe un tomo, e invece il vostro povero blogger è sfinito e la deve chiudere qui, perché con questi esempi avete comunque capito cosa intendo con ‘razionalismo’.
3.3 Il razionalismo come idealtipo
Complice una telefonata coll’amico Ottonieri, sempre capace di aiutarmi a chiarire le idee, concludo questo pezzo, e l’intero trittico, con un’osservazione critica su tutto quanto scritto fin qui. Sarà apparso evidente – al paziente lettore che mi ha seguito alla lunga dei tre articoli – che da un lato descrivo sostanzialmente l’intero quadro politico come populista, e dall’altro disegno un razionalismo “alto”, magnifico, pieno di buoni propositi ciascuno dei quali fa tremare le vene ai polsi. È quindi il caso di fare un esame di realtà e ridisegnare le nostre mappe iniziali in maniera più realistica.
Chiarimento n° 1: tutto ciò che ho chiamato ‘razionalismo’ è un idealtipo, una visione, un orizzonte, la pignatta d’oro al termine dell’arcobaleno. Non può esistere nella realtà, ma non di meno dobbiamo guardare in quella direzione, e sforzarci, e provare e riprovare.
Chiarimento n° 2: d’altra parte sì, il populismo è il Male assoluto. Il populismo non è affatto un’astrazione ma una realtà politica e, soprattutto, una realtà dalle nefaste conseguenze pratiche. Esiste un malefico populismo fascista di destra, esiste uno sterile populismo ideologico e demagogico di sinistra. Può darsi che quest’ultimo gratifichi, faccia sentire taluni “dalla parte giusta”, ma li fa anche restare ciechi e sordi rispetto alle possibilità concrete di trovare soluzioni, e quindi anche costoro sono nocivi.
Ed ecco, infine, in una mappa colorata e piena di cose, una rappresentazione dell’attuale quadro politico. Decidete voi dove collocarvi.

E questo è tutto.